Materie prime, l'effetto delle fibrillazioni geopolitiche su petrolio e oro
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La reazione dei mercati petroliferi agli ultimi sviluppi in Medio Oriente è stata immediata. L'assassinio del leader di Hamas Ismail Haniyeh, colpito da Israele mentre si trovava in Iran, ha ricostituito almeno in parte il cosiddetto "premio per il rischio geopolitico", che si era molto ridotto, e le quotazioni del barile sono arrivate a guadagnare quasi il 4% in alcune fasi della seduta. Rialzi poi ridimensionati, che in fin dei conti potrebbero rivelarsi un semplice rimbalzo, ed evaporare in tempi brevi in assenza di rappresaglie o altre escalation inattese. Il Brent scambiava sopra 80 dollari al barile sul finire della seduta di ieri, soglia che in settimana aveva rotto al ribasso, scivolando martedì ai minimi da due mesi (78,63 dollari), mentre il Wti valeva poco meno di 78 dollari (martedì era finito sotto quota 75 dollari). Il mese di luglio per entrambi i benchmark si è comunque concluso all'insegna della debolezza, con una perdita intorno al 7%, la più accentuata da ottobre 2023, quando il terribile attacco di Hamas ha scatenato la furia di Israele. Un sostegno alle quotazioni del petrolio ieri è peraltro arrivato anche da fattori estranei alla geopolitica: il cambio del dollaro si è indebolito e i dati settimanali sulle scorte Usa hanno evidenziato un ulteriore forte calo per il greggio (-3,4 milioni di barili, la quinta settimana consecutiva con il segno "meno", come non accadeva da gennaio 2021) e anche per le benzine, con giacenze diminuite di 3,7 mb nella settimana al 26 luglio, sia pure compensate da un accumulo di 1,5 mb per i distillati. Tra i temi dominanti sul mercato continua comunque ad esserci quello della salute dell'economia cinese e quindi dei consumi di petrolio del gigante asiatico, che si stanno dimostrando deboli. L'indice Pmi di luglio ieri ha confermato le attese, mostrando per il terzo mese consecutivo una contrazione delle attività manifatturiere. Non solo petrolio. L'oro resta stabile, ma in futuro ci sarà sempre più bisogno di questo metallo.Ne parliamo con Alessandro Giraudo, docente di Geopolitica delle materie prime e gestione dei rischi in una delle Grandes Écoles di Parigi.Ddl materie prime, bocciati due emendamenti sui rifiuti elettroniciIl 29 Luglio la Commissione Attività Produttive della Camera ha sorprendentemente bocciato due emendamenti al Decreto Legge Disposizioni urgenti sulle Materie Prime Critiche di interesse strategico che avrebbero dato senza alcun onere aggiuntivo per le finanze pubbliche un significativo impulso alla raccolta dei RAEE. Ma nel mentre la Commissione europea mette in mora il Governo italiano sugli scarsi risultati di raccolta dei Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche. La Commissione europea ha chiesto al Governo italiano di fornire entro due mesi spiegazioni in merito al fatto che nel nostro Paese i risultati di raccolta dei Rifiuti Elettrici ed Elettronici (RAEE) sono lontanissimi dagli obiettivi fissati in sede europea. l attuale normativa italiana in materia di RAEE (D.Lgs. 49/2014) prevede che le attività di raccolta dei RAEE siano effettuate dagli Enti Locali e dai negozianti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche (AEE), ma non obbliga questi soggetti a consegnare i RAEE ai Consorzi istituiti dai Produttori di AEE. Enti Locali e negozianti sono liberi di cedere i RAEE raccolti a qualunque azienda in possesso di un autorizzazione al trattamento di questi rifiuti. Conseguenza di questa impostazione normativa è una enorme emorragia di RAEE. Da anni Erion WEEE, il Consorzio senza scopo di lucro che gestisce oltre due terzi del totale dei RAEE intercettati dal Sistema formale italiano, ha evidenziato agli stakeholder istituzionali attraverso studi, ricerche e indagini (ultima tra tutte quella realizzata con Altroconsumo: RAEE: chi l'ha visto ) quali sono le ragioni che determinano gli scarsi risultati di raccolta dei RAEE.Ne parliamo con Giorgio Arienti, direttore generale Erion WEEE.Automotive, crescita generalizzata dell'industriaLe case automobilistiche cinesi controlleranno il 33% del mercato globale entro il 2030: salita in giugno all 11% del mercato europeo delle auto elettriche a batteria (Bev), un balzo vicino al 40% rispetto alla quota già detenuta dell 8%. Immatricolazioni record più di 23mila Bev in tutta Europa in giugno. crescita consistente anche in Italia La crescente richiesta di auto elettriche è accompagnata dagli incentivi messi a disposizione dal governo che ammontano a un miliardo di euro: ai 950 milioni del 2024 vanno aggiunti infatti altri 50 milioni rimasti dal 2020. Il contributo massimo alla rottamazione sale da 5.000 a 13.750 euro in caso di rottamazione di un'auto che inquina. A marzo del 2023 i ministri dell'energia Ue hanno approvato il regolamento che prescrive lo stop ai motori endotermici per le auto e i furgoni nuovi a partire dal 2035. Contestualmente il mercato automotive segnala una crescita generalizzato dell'industria, con le vendite di molte società come Stellantis, Ferrari e Toyota che crescono. Fiat si conferma brand leader di Stellantis. Con oltre 660.200 unità vendute a livello globale. BMW registra un calo insieme a VolkswagenNe parliamo con Alberto Annichiarico, Il Sole24Ore.La Fed lascia i tassi invariatiLa Fed ha lasciato ieri i tassi invariati al 5,25%-5,50%, il massimo in 23 anni. La Federal Reserve apre la strada ad un taglio dei tassi d'interesse americani a settembre, il primo dell'era post-pandemia, ignorando polemiche scatenate dall'avvicinarsi delle elezioni per la Casa Bianca. Ha inoltre segnalato la moderazione in atto sul mercato del lavoro, indicando d'essere "attenta a entrambi gli elementi" del proprio mandato, vale a dire all'occupazione accanto alla stabilità di prezzi. Jerome Powell ha aggiunto che "una riduzione nei tassi potrebbe essere in gioco fin dal prossimo vertice di settembre". Ancora: "Ci stiamo avvicinando al momento in cui sarà appropriato un taglio". Ha continuato indicando che l'inflazione si è affievolita e il mercato del lavoro è tornato a performance pre-pandemiche e più normali. Se disoccupazione e licenziamenti restano bassi, opportunità di impiego e nuove assunzioni hanno mostrato indebolimenti. La creazione di buste paga negli ultimi tre mesi si è fermata ad una media di 177.000, centomila meno dell'anno scorso. Il carovita, nel frattempo, ha rallentato al 2,5% a giugno, quando misurato dai prezzi legati ai consumi personali, meglio delle attese Fed. La sfida per Powell è diventata pilotare l'espansione ad un atterraggio morbido, evitando nuove fiammate dei prezzi, ma anche e sempre più che frenate nella crescita si trasformino in recessione. Il clima politico, non solo quello economico, presenta ostacoli: il candidato repubblicano alla presidenza Donald Trump ha invitato Powell a evitare stimoli prima delle elezioni di novembre, accusandolo altrimenti di aiutare l'attuale amministrazione democratica e il suo candidato Kamala Harris. Ma la Fed si è difesa assicurando che risponderà solo alle condizioni economiche. "Siamo un'istituzione apolitica" ha detto Powell. Le piazze future anticipano adesso con il 93% di probabilità un taglio di un quarto di punto a settembre, che porti i tassi al 5%-5,25 per cento. Hanno inoltre rafforzato la scommessa su altre due riduzioni consecutive entro l'anno, a novembre e dicembre.Ne parliamo con Donato Masciandaro, docente politiche monetarie università Bocconi, editorialista Il Sole 24 Ore.